
Stiff Upper Lip è il primo album con il quale gli AC/DC si confrontano con gli anni 2000 e il bilancio dello scontro è in parità, a mio avviso. Stiff Upper Lip, la canzone, è degna erede delle hit Thunderstruck e Hard As A Rock, e conferma la rinforzata vena blues già affiorata nel precedente Ballbreaker (1995). Il pezzo è coinvolgente e composto da un riff davvero azzeccato e un ritornello studiato ad arte per le esibizioni dal vivo nelle grande arene. La produzione - affidata al maggiore dei fratelli Young, George - sembra prediligere una sonosrità priva di effetti, calda e "rotonda", mentre - per quanto concerne la resa vocale - la timbrica di Brian Johnson risulta a volte troppo limpida e staccata dal contesto chitarristico. Meltdown, la seconda traccia, non fa altro che confermare quanto detto in precedenza: massiccio rock-blues ultra cadenzato. House Of Jazz scorre via un po' troppo strascicata senza lasciare il segno. Con Hold Me Back, che bene si accoppia con Can't Stand Still, si ritorna indietro al tempo di Dirty Deeds Done Dirt Cheap (1976) e oltre, agli anni in cui il blues stesso nacque. Due grandi interpretazioni di un Brian Johnson divertito e divertente, su un intreccio di chitarre dove Angus e Malcolm Young poche volte hanno interagito così bene: forse tra i pezzi migliori di quest'album atipico per la band australiana. L'hard rock di casa Young torna però a splendere con Safe In New York City, dove l'intera macchina AC/DC dà il meglio di sè: sezione ritmica pulsante e veloce, dominata da Phil Rudd (scritta su misura per il suo groove) con Angus Young ad adattare i suoi assoli blues su ogni giro d'accordi del fratello Malcolm. La produzione scarna sacrifica in parte il riff di Can't Stop Rock'n'Roll, vendicata dalla seguente Satellite Blues, il pezzo migliore dell'album: caratterizzato da un ritornello cantato corale e dall'ottima forma dei fratelli Young, con Cliff Williams che fa capolino a reggere il suono come solo lui sa fare. La successive Damned non riuscirà purtroppo mai a raggiungere i piani alti di un'immaginaria classifica, come nemmeno Come And Get It, una canzone che ha come unica caratteristica il contro-coro cantato da Malcolm Young (dotato di una voce molto particolare e apprezzata dal singer Brian Johnson). Stiff Upper Lip si conclude con due brani movimentati: All Screwed Up e Give It Up, di discreta fattura e grintosi, ma che non diventeranno mai dei classici targati AC/DC. Nella versione ad edizione limitata dell'album, pubblicata nel 2001, è presente una bonus track intitolata Cyberspace, un up-tempo senza troppe pretese, con un riff molto simile alla storica Whole Lotta Rosie.
Giudizio finale: si tratta di un album atipico per il gruppo, pervaso interamente da un senso blues, eccessivamente rallentato. Questa scelta stilistica va a discapito delle radici hard rock del gruppo, ancor più limate da una produzione fin troppo scarna e non certo all'altezza di un album targato "AC/DC nuovo millennio". Buono lo stato di forma del gruppo comunque, meno la resa delle canzoni.
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